La città senza specchi esplora un immaginario in cui la visibilità non ha più potere. Senza riflessi, le relazioni si fondano su altro: non sull’apparenza, ma sulla vibrazione profonda, sulla voce incrinata, sull’urgenza di esistere al di là della forma. Questa poesia abita un paesaggio mentale spiazzante, in cui la perdita dell’immagine non è perdita di sé, ma passaggio verso una presenza più essenziale e reale.
La città senza specchi
Questa notte ho sognato
una città senza specchi.
Nessuno sapeva più
com’era fatto il proprio volto.
Ma non c’erano equivoci:
ci si riconosceva dalle crepe della voce.
L’assenza di riflessi
aveva tolto l’ansia di piacere.
Restava solo l’urgenza di essere.
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