Quando resti solo con le tue macerie

16. Quando resti solo con le tue macerie

Nessuno ti prepara al momento quando resti solo con le tue macerie. Non con qualcuno, ma con ciò che rimane. E da lì, o scavi o scompari. Ma in silenzio.


🕳️ Quando il resto non basta più

Quando resti solo, non è perché sei stato lasciato. È perché qualcosa si è rotto dentro prima che fuori.
Un cedimento lento, non urlato. Un allontanamento che non ha fatto rumore, ma che ti ha separato dal resto.
All’inizio non lo chiami solitudine. Lo chiami “pausa”, lo chiami “tempo per me”. Poi comincia a diventare sasso.
Un sasso al centro dello sterno.
E quello è il segnale che quando resti solo, qualcosa ha smesso di rispondere.

Non è un abbandono dichiarato. È una disconnessione sottile.
Rimani con le parole che non hai detto. Con i gesti che non hai compiuto. Con tutto ciò che non sei riuscito a salvare.

📓 Le macerie non consolano

Hai davanti le tue rovine.
E nessuno le guarda con te.

Non c’è una mano che ti rialza.
Non c’è una voce che dice: “ti capisco”.
C’è solo il rumore di fondo del mondo che continua come se niente fosse.

Quando resti solo, lo capisci: il dolore non divide equamente.
Ti tocca tutto insieme. Ti sfibra.
Ti scava in punti che pensavi inaccessibili.

E quelle macerie non sono fatte di eventi.
Sono fatte di identità. Di versioni di te che sono crollate sotto il peso di aspettative che non reggevano più.
Resti lì. Con i resti.

🔊 Il punto in cui nessuno ti raggiunge

Ci sono luoghi interiori in cui nessuno entra con te.
Neanche chi ti ama.
Neanche chi ti ha promesso vicinanza.

Quando resti solo, lo fai perché hai varcato una soglia.
Una soglia che non è visibile.
Non si trova in un gesto, in una data o in una frase.
Si trova nel momento in cui la tua voce non combacia più con la tua vita.

E da lì, tutto ciò che era familiare si sgretola.
Non per cattiveria.
Per disallineamento.

Nessuno viene a salvarti da quella soglia.
Perché da lì si torna solo se si torna diversi.

🧠 La forma dell’assenza

Ti svegli, e manca qualcosa.
Manca il bisogno di spiegare.
Manca la voglia di riparare.
Manca la finzione.

E quello spazio che rimane non è vuoto.
È pieno di te, ma di un te che ancora non conosci.

Quando resti solo, cominci a sentire il rumore delle cose spente.
Le frasi che ti sei detto per anni perdono senso.
Le giustificazioni si disfano.
Le convinzioni si accartocciano come carta bagnata.

Restano solo rottami.
E tra quei rottami, la possibilità di cominciare.

🕳️ Non è rinascita. È altro.

Non chiamiamola rinascita.
Non è un nuovo inizio, è un punto senza nome.

Quando resti solo, smetti di aspettarti che il dolore si trasformi in gloria.
Cominci ad accettare che esiste una forma di vita che passa da qui.
Dove non salvi nulla.
Ma scegli cosa non portare più con te.

Non costruisci da subito.
Cammini tra le macerie con la lentezza di chi ascolta ogni passo.
Cerchi una direzione, non una soluzione.
E nel farlo, forse, ti trovi.

Non come eri.
Come sei adesso.


📌 Uomo Fuori Traccia – Articolo #283
🪨 La solitudine non è una punizione. È una stanza interiore che si apre solo dopo il crollo. E dove, per un po’, puoi stare soltanto tu.


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