Non tutti vogliono davvero guarire

Non tutti vogliono davvero guarire


Non tutti vogliono davvero guarire. Qualcuno vuole solo smettere di sentire. Altri vogliono controllare il dolore. Ma pochi sono disposti a cambiare per davvero.


🧨 Non tutti vogliono davvero guarire

Non tutti vogliono davvero guarire, anche se lo dicono. Anche se lo scrivono. Anche se lo chiedono con le lacrime agli occhi. Perché guarire non è comodo. Non è lineare. Non è quello che immagini mentre pronunci la parola “trasformazione”.

Guarire implica cambiare forma. Lasciare andare cose che ti definivano. Tradire parti di te che ti tenevano in piedi.
E non tutti vogliono davvero farlo.

📓 Il dolore come identità

Per alcune persone, il dolore è diventato un pilastro.
Un modo per ottenere attenzione.
Un modo per restare al centro.
Un modo per non rischiare la vita vera.

Non tutti vogliono davvero guarire perché la ferita è diventata casa.
Perché smettere di soffrire significherebbe perdere anche il ruolo, la voce, la narrazione.
Senza quel dolore, chi sarebbero?

Meglio restare feriti che affrontare il vuoto dell’ignoto.

🧠 L’illusione della guarigione indolore

La cultura terapeutica vende spesso un’immagine edulcorata della guarigione.
Candele, respiri, consapevolezza.
Ma la verità è sporca.

Guarire fa male.
Guarire fa crollare.
Guarire è umiliante.

Non tutti vogliono davvero guarire perché non vogliono attraversare quella discesa.
Preferiscono restare a metà.
Dove c’è ancora controllo.
Dove ci si racconta che “ci sto lavorando”, ma in realtà si sta evitando il punto.

🔍 Le difese si travestono da percorsi

Ci sono persone che collezionano percorsi senza mai guardarsi davvero.
Libri, corsi, costellazioni, costanti rivoluzioni interiori.

Ma sempre con uno specchio opaco.
Sempre con un angolo cieco intoccabile.
Sempre con una scappatoia pronta.

Non tutti vogliono davvero guarire. Alcuni vogliono solo parlare di guarigione.
Costruire attorno alla ferita una struttura raffinata.
Ma non aprirla mai del tutto.
Non lasciarla trasformare.
Non permetterle di rimuovere le fondamenta.

🕳️ Guarire significa perdere controllo

Il trauma, per quanto doloroso, è familiare.
Conosci i suoi confini.
Sai come gestirlo.
Fa parte del tuo codice.

Ma la libertà?
L’assenza di dolore?
La leggerezza?

Quella sì che fa paura.
Non tutti vogliono davvero guarire perché la guarigione non è solo sollievo: è disorientamento.
È un’identità che salta.
È una nuova pelle che non conosci.

E molti preferiscono la cicatrice nota al volto nuovo che non sanno ancora abitare.

🔧 Dire di voler guarire non basta

Molti lo dicono.
Pochi lo scelgono.
Ancora meno lo attraversano davvero.

Perché guarire non è capire.
È fare.
È lasciare.
È restare quando brucia.
È uscire quando conviene restare.

Non tutti vogliono davvero guarire perché è un processo che non ti fa bello.
Ti fa nudo.
Ti fa perdere punti sociali.
Ti fa perdere ruoli, legami, equilibri.

E non tutti sono disposti a pagare quel prezzo.

📓 La guarigione non è un’estetica

Non è una bio su Instagram.
Non è una sequenza di frasi potenti.
Non è un “percorso” da raccontare agli altri.

È silenzio.
È fallimento.
È sporcarsi.
È ricostruire una voce che non cerca più approvazione.

Non tutti vogliono davvero guarire perché una parte di loro ha ancora bisogno di essere vista come fragile.
Per giustificarsi.
Per evitare la responsabilità.
Per non dover scegliere altro.

Ma chi guarisce davvero smette di raccontarlo.
Semplicemente cambia.
E lascia che siano gli altri a non riconoscerlo più.


📌 Uomo Fuori Traccia – Articolo #267
🧨 Guarire è un atto radicale. Non ti rende speciale. Ti cambia. E questo, in fondo, è ciò che fa più paura di tutto.


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Scrive da un punto imprecisato tra il mondo che c’è e quello che potrebbe esistere.
Non cerca followers, cerca fenditure.
Non insegna nulla, ma disobbedisce per mestiere.
La sua mappa non ha nord: ha crepe, deviazioni, direzioni non autorizzate.
Vive in silenzio, ma scrive forte.
È uno che cammina fuori traccia.
E non per sbaglio.