Il benessere può diventare una prigione

Il benessere può diventare una prigione


Il benessere può diventare una prigione anche quando sembra tutto in ordine. Ci sono persone che stanno bene. Ma non vivono più. Silenziosamente.


🧨 Il benessere può diventare una prigione

Il benessere può diventare una prigione anche se nessuno lo dice. Anzi, soprattutto per questo. Viviamo in un tempo in cui lo stare bene è un dogma. Se stai bene, hai vinto. Se non stai bene, devi trovare un modo per tornare a stare bene. Ma nessuno si chiede: “Stare bene rispetto a cosa?”

Puoi star bene in un recinto. In una relazione piatta. In un lavoro vuoto. In un’abitudine che ti salva ma ti disattiva. Il benessere non è libertà. Non è verità. È solo una condizione. E a volte è una condizione che ti tiene fermo. Che ti addormenta. Che ti chiude.

📓 Quando il comfort soffoca

Ti alzi, fai colazione, hai tempo. Hai il tuo spazio, le tue cose, una routine che funziona. Nessun trauma in vista. Nessun dolore evidente. Tutto è sotto controllo.

Ma qualcosa si è spento.
Non esplori più.
Non rischi più.
Non ti contraddici più.

Il benessere può diventare una prigione quando ti convince che “star bene” sia l’unica cosa che conta. Anche se non ti appartiene più. Anche se non ti sfida. Anche se non ti nutre.

🧠 Il benessere è compatibile con l’invisibilità

Puoi stare bene e non esistere.
Puoi stare bene e non lasciare traccia.
Puoi stare bene e aver dimenticato chi sei.

C’è un benessere che non salva, ma ti mimetizza.
Ti rende innocuo.
Ti fa diventare neutro.

E tu lo accetti.
Perché fa meno male del caos.
Perché sembra più civile della fame.
Perché ti hanno insegnato che soffrire è sbagliato.
Che desiderare troppo è patologico.

Il benessere può diventare una prigione quando diventa la misura di tutto. Anche della tua assenza.

🔍 Non si esce dal benessere: si sceglie di attraversarlo

Quando stai male, hai una spinta. Un’urgenza. Una direzione. Il dolore, per quanto feroce, è vivo. Ma quando stai bene – solo bene – non ti muovi più.

Non cerchi.
Non scavi.
Non cambi.

Rimani lì, a conservare ciò che funziona. Anche se non vibra. Anche se non crea.

Il benessere può diventare una prigione non perché sia male. Ma perché può diventare fine. E quando qualcosa smette di essere mezzo, inizia a trattenerti.

🕳️ Il sistema ti vuole tranquillo

Un cittadino sereno non fa domande.
Un dipendente soddisfatto non pretende senso.
Un individuo ben regolato non cerca più uscita.

Il benessere è utile.
È efficiente.
È redditizio.

Ma il benessere può diventare una prigione se non puoi più permetterti di perderlo. Se tutto è costruito per conservarlo, anche a costo di smettere di sentire.

Il sistema non vuole che tu stia male. Vuole che tu stia bene. Ma senza chiedere nulla di più. Senza pretendere profondità. Senza creare fratture.

🔧 Il benessere non basta

Non ti serve solo stare bene.
Ti serve essere vivo.

Sentire.
Desiderare.
Strapparti di dosso ciò che ti ha calmato troppo.

Il benessere può diventare una prigione quando ti convince che non ci sia altro da cercare.
Che questa sia la forma definitiva.
Che la quiete sia tutto.

Ma tu sei fatto anche per il dubbio. Per il rischio. Per la trasformazione.
E nessun benessere statico può contenere ciò che cambia.

📓 Uscire non è fuggire

Non devi distruggere tutto.
Non devi tornare al dolore.

Ma devi sentire quando è tempo di muoverti.
Di lasciare anche quello che ti ha fatto bene, se ora ti tiene fermo.

Perché il benessere può diventare una prigione, e non sempre lo capisci finché non ti sei dimenticato cosa vuol dire vibrare.
Non respirare.
Vibrare.


📌 Uomo Fuori Traccia – Articolo #235
🧨 Se stai bene ma non ti muovi più, allora sei solo al sicuro. Non sei libero. E forse nemmeno vivo.


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Scrive da un punto imprecisato tra il mondo che c’è e quello che potrebbe esistere.
Non cerca followers, cerca fenditure.
Non insegna nulla, ma disobbedisce per mestiere.
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Vive in silenzio, ma scrive forte.
È uno che cammina fuori traccia.
E non per sbaglio.