Riabilitiamo la parola vademecum – questo significa riaprire uno spazio che il linguaggio contemporaneo ha reso quasi insignificante, lo ha reso “passato”. Riabilitare questa parola serve perché un tempo essa indicava non solo un piccolo manuale da portare con sé, ma una vera e propria sintesi di vita, un compagno discreto nel cammino quotidiano.
Riabilitiamo la parola vademecum perché oggi, in mezzo al disordine informativo, diventa urgente ritrovare strumenti essenziali che ci aiutino a distinguere il necessario dal superfluo. Riabilitiamo la parola vademecum come gesto di memoria attiva, per restituire spessore ad un termine che contiene in sé orientamento, saggezza e concretezza. E riabilitiamo la parola vademecum perché senza di essa rischiamo di dimenticare il valore del portare “con sé” qualcosa che non sia peso, ma guida.
Una parola come oggetto di sopravvivenza
Immaginiamo un piccolo quaderno logoro, infilato nello zaino o nella tasca di chi parte senza certezze. Dentro, poche istruzioni scritte a mano: ricordare di respirare, non dimenticare l’acqua, ascoltare il vento, non fidarsi solo delle mappe. Questa immagine radice ci permette di capire quanto vademecum non sia soltanto un termine tecnico, ma un oggetto simbolico di sopravvivenza. È la concentrazione di ciò che conta, l’essenziale raccolto per resistere quando tutto intorno vacilla.
L’opposto dell’accumulo
In un tempo che moltiplica manuali, guide infinite, tutorial senza fine, il vero vademecum è invece l’opposto: il gesto di sottrarre, ridurre, semplificare. Non un’enciclopedia, ma poche righe. Non un archivio, ma una manciata di orientamenti indispensabili. Riabilitare questa parola significa reimparare a portare con sé il minimo necessario, che proprio perché minimo diventa vitale.
Strumenti interiori, non solo esterni
Il vademecum non riguarda soltanto oggetti o istruzioni scritte: è anche un dispositivo interiore. Alcuni lo tengono nella mente, come frasi ripetute che guidano nei momenti di smarrimento; altri lo custodiscono nel corpo, attraverso gesti rituali che li radicano. Riabilitare questa parola significa anche spostarla dal piano cartaceo a quello dell’anima, restituendole il valore di guida silenziosa che non si vede ma accompagna.
Memoria e direzione
Ogni vademecum è un ponte tra passato e futuro: conserva la memoria di ciò che altri hanno sperimentato e indica una direzione possibile. Non è mai neutro, è sempre impregnato di esperienza, di errori, di scelte. Riabilitare la parola significa ridarle quella dignità di sintesi vissuta, non di sterile elenco. Chi porta con sé un vademecum porta in tasca la memoria di chi lo ha scritto e insieme la possibilità di non perdersi.
Un compagno invisibile
Nell’immagine radice del quaderno consunto, il vademecum resta sempre invisibile agli altri. Non si ostenta, non si mostra: funziona solo se custodito. È proprio questa discrezione che oggi ne fa una parola preziosa. In un tempo di esposizione continua, avere con sé un compagno invisibile è forse l’unico modo per non smarrirsi davvero.
📌 Uomo Fuori Traccia – Articolo #280
🧭 Ogni parola recuperata è un ritorno a ciò che ci orienta davvero.